Addio a “Sor Carletto”, fece esordire Totti, rilanciò Baggio

mazzone come un padre

Da Baggio a Totti, i talenti di Carlo Mazzone, scomparso all’età di 86 anni

Sor Carletto Mazzone non c’è più. L’uomo che sdoganò il romanesco “magara” pronunciato a più riprese nelle interviste, colui che fece esordire il giovanissimo Francesco Totti, l’allenatore che diede una seconda vita calcistica al genio di Roberto Baggio, il passionale che corse da solo contro la curva dell’Atalanta dopo un 3-3 rocambolesco è morto. Aveva 86 anni e viveva con la sua famiglia ad Ascoli, città nella quale aveva giocato da giovanissimo e dove aveva anche trovato l’amore. Recentemente una docufiction (Come un padre) aveva raccontato la sua vita, ma soprattutto l’amore dei suoi calciatori che per Carletto avevano una sorta di venerazione.

Maestro di un calcio antico, dove i valori venivano prima di ogni cosa, sanguigno e passionale, Mazzone aveva anche coronato il sogno di sedere sulla panchina della sua Roma, la squadra di cui era innamorato sin da piccolo e dove aveva esordito nelle giovanili.

Mazzone detiene ancora il record di panchine in Serie A: 792 ufficiali, 797 considerando i cinque spareggi. Nel 2019 gli è stata intitolata la nuova tribuna Est dello stadio “Cino e Lillo Del Duca” di Ascoli Piceno, e nello stesso anno è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano.

Un uomo, prima che ancora un allenatore, importante per la carriera e la vita di gente come Totti, Baggio, Guardiola (che gli dedicò la vittoria della Champions del 2009), Materazzi, Toni, Pirlo e tanti altri. Baggio nel suo contratto con il Brescia fece mettere una clausola che prevedeva l’interruzione dell’accordo con i lombardi qualora il tecnico romano fosse stato esonerato. E fu un suo gol per il 3-3 nel derby con l’Atalanta a scatenare quella corsa del tecnico furioso, spiegò poi, “per le offese fatte a mia madre, a Roma quelle parole sono una cosa molto grave”.
In panchina Mazzone era passione e grinta, simbolo di uno sport vero e genuino, senza tanti schemi, ripartenze e alchimie tattiche da ‘professori’, ma basato principalmente sulla cultura del lavoro, la voglia di andare in campo e di regalare gioia e divertimento ai tifosi. La sua carriera da allenatore è durata quasi 40 anni, sulle panchine di Ascoli, Fiorentina, Catanzaro, Bologna, Lecce, Pescara, Cagliari, Roma (allenarla fu per lui un sogno realizzato), Napoli, Perugia, Brescia e Livorno, con cui ha stabilito il record di panchine nella storia del calcio italiano, con 1.278 ufficiali. Ma, pur avendo cambiato tante panchine, l’uomo Mazzone era entrato nel cuore della gente e di chi ama ancora il calcio come sport genuino.

“Come un padre”: il documentario sulla sua vita  CLICCA QUI

Ecco il video della sua corsa sotto la curva dell’Atalanta